mercoledì 22 giugno 2016

Il fidanzamento (lu spalisugnu e l’abbracciu)





In queste aree della Gallura, seppur isolate, le tradizioni non erano meno sentite e meno rispettate che altrove; anzi, gli usi e i costumi hanno sempre assunto larga osservanza specialmente sul versante della formazione della famiglia e sugli indirizzi che portavano ad essa. Volendo ricordare il fidanzamento, o quei preliminari cerimoniosi che dovevano portare al matrimonio vero e proprio, non si può fare a meno di parlare di quell’incontro ufficiale o spalisugnu (dal verbo spalisà, rendere palese) che, attraverso la presenza dei rispettivi genitori ufficializzava i sentimenti di un giovane nei confronti della giovane con la quale  auspicava convolare a nozze.


Balli familiari, carnevalate o altre feste erano occasione d’incontro fra giovani capaci di sviluppare amicizie e simpatie, anche tacite o non ancora espresse, a mettere in moto i genitori di un giovane verso la dimora della fanciulla per esprimere le aspettative o intenzioni del figliolo. Varie e molteplici erano le motivazioni di fondo che davano inizio al decisivo passo: condizione sociale del giovane, patrimonio, portamento, condotta e serietà potevano essere  buon curriculum in attesa di riscontro.



In momenti un po’ lontani, a tale approccio, non era indispensabile neanche la presenza dei presunti innamorati, ma il colloquio si consumava tra uno scambio di intenti fra adulti e, se vi era consonanza fra le parti, questa poteva essere già motivo di spalisugnu.



I rispettivi genitori, nell’intimità del proprio vivere, provvedevano a fare buona opera di coinvolgimento e convincimento verso i propri figliuoli che questa cosa  “s’avrebbe avuta da fare” per ragioni di opportunità, di rango, e se poi d’amore anche meglio. L’appetito sarebbe venuto mangiando, quanto più saggiamente e risolutamente si sarebbe preparato il desco.



Altra tappa successiva era l’abbracciu: cerimonia più ufficiale che prevedeva invitati  e sovente anche la pricunta (domanda o richiesta); questa consisteva nel far precedere il pretendente da un suo fidato che avrebbe chiesto di poter accedere con l’amico che seguiva alla casa della spasimante con una sorta di motivazioni che esponeva all’uomo che era alla porta. Il colloquio si concludeva con il permesso d’ingresso, l’abbraccio tra i due giovani amanti e la consegna di un anello da parte del giovane alla sua preferita.



Il dovere che attendeva la nuova coppia era sacro e profondo e doveva essere atteso con tutte le forze; esso preludeva al rinnovo di generazioni cariche di volontà ed entusiasmo per consegnare degnamente al riposo eterno le vecchie, quando logore e stanche.


Nel faticoso cammino non mancavano sorprese ed inciampi ma, in quanto a correre, si era più lenti di oggi; la lentezza faceva rima con saggezza.



Paolo Demuru

Nessun commento:

Posta un commento