Il Gallurese era (e ancora è ) la lingua parlata
nel Nord Est della Sardegna. È una parlata di origine tosco umbra, ascrivibile
a quella lingua volgare che Dante tanto nobilitò nella sua famosa Commedia o
meglio Comedìa, secondo la definizione dello stesso Dante, e giunta nella nostra terra fin dalla notte
dei tempi, attraverso gli arcipelaghi toscano e maddalenino e dalla vicina
Corsica.
Sicuramente tale apporto si è intensificato nei momenti di forti
carestie nella Gallura quando la popolazione stessa è stata rimpiazzata in
parte da migrazioni dalla vicina Corsica dove nel versante Sud Est permane
tutt’ora una parlata molto simile.
L’influsso della lingua spagnola, durante la
dominazione plurisecolare vi ha influito molto a differenza della vicina
Corsica. Ora l’influenza e la mescolanza con la lingua italiana porta ad un
impoverimento di entrambe. Resta tuttavia la forte assonanza con il latino, lo
spagnolo e l’italiano.
In passato era una vera e propria lingua e pertanto capace
di esprimere con dovizia di particolari tutte le sensazioni umane della vita
comune, della prosa, del canto e soprattutto della poesia poiché armoniosa,
dolce e amabile. Nelle sue varianti legate a specifiche aree si presenta
alquanto comprensibile ed orecchiabile.
È sicuramente un ramo di storia
dell’identità di tante persone talmente importante che lasciarlo seccare non
porterebbe frutti ad alcuno, conservarlo verdeggiante, invece, renderebbe più
confortevole la sua ombra, e il suo fruscio colorirebbe ancora l’espressività
di molti.
Paolo Demuru
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