mercoledì 17 maggio 2017

Lo stendardo di S. Leonardo (la bandera di Santu Ninaldu)

Processione di San Leonardo, gessetto su cartoncino, Paolo Demuru, 2017


Tutto un pomeriggio impegnammo per preparare lo stendardo. Togliemmo il telo dalla cassa che lo conteneva e ci adoperammo, con fatica a stirare le parti stropicciate dalla posizione scomoda assunta dal fatto che era stato ripiegato varie volte su se stesso per adattarsi al volume del contenitore che lo teneva prigioniero da anni. Andammo a recuperare le strisce di seta colorate che bisognava legare al tronco, appena sotto la croce e poi legarle attorno allo stendardo avvolto al bastone e scioglierle per la processione. Infine ci fu la ricerca del bastone, lungo e spesso, che dovevamo spolverare e collocarvi, in cima la croce.

La parte più ingombrante,  ma più solenne rimaneva comunque lo stendardo formato da un grande triangolo in raso pesante foderato con un leggero telo in seta dorata.  Al centro, su una base in pelle vi spiccava la figura del santo a cui era dedicato: San Leonardo. Spolverammo, stirammo, ripiegammo il tutto con cura e riverenza quel che da quasi cinquant’anni era divenuto ex voto, simbolo e ricordo di fede, di speranza e, comunque, di profondo riguardo e nei confronti del santo Patrono già custode di tante anime.

Era appunto il voto che mio nonno Giovanni aveva espresso nei confronti di San Leonardo per l’unico figlio maschio molto malato. Era il 1926 e Giovanni e Maria Francesca ben pensarono di confidare nell’intercessione del Santo, per così dire, più vicino. Si adoperarono, tra le difficoltà di allora, alla preparazione dello stendardo senza pensare a risparmiare e in poco tempo lo portarono a termine. Sicuramente S. Leonardo ascoltò quella voce e plaudì il gesto riverente però non rinunciò a chiedergli che il figliolo gli andasse a tenere compagnia presso la chiesa a Lui dedicata. Il giovane morì, colpito da una forma tubercolare piuttosto forte, e ormai da quasi un secolo le sue spoglie riposano  non nella “losa” già sotto la sacrestia ma nel piccolo cimitero attiguo, costruito a cavallo dei due secoli.
Ora avevamo di fronte a noi quel valoroso ricordo, testimone di dolore, di fatica ma anche di rassegnazione che noi pensavamo di portare alla festa per far parte della processione, che si sarebbe ripetuta per tre volte attorno alla seicentesca chiesetta, alle falde del Limbara.

Era la terza domenica di maggio del 1973 e tutto era pronto dalla sera precedente; dovevamo solamente infilare dal tetto apribile lo stendardo in macchina, prendervi posto in quattro e metterci in cammino, mentre l’aurora presentatasi nei suoi colori tenui e smaglianti cominciava a scomparire per dar luogo a una giornata di sole splendido in un cielo pulito e azzurro.

Arrivammo presso la piazza della chiesa e trovato un angolo libero pensammo subito di posteggiare la macchina. All’ora della processione toccò a me prendere lo stendardo e seguire con gli altri il percorso resosi piuttosto caldo per l’assenza di vento. Seguii il tragitto onorato da tanti ricordi, con gli occhi a terra e al cielo, affinché tutto andasse a dovere.

Quello Stendardo vanta quasi un secolo di vita e non dorme più nella casa di campagna che lo aveva assolutamente voluto ma a fianco dell’altare di S. Leonardo. Chiunque oggi può prenderlo e seguire la breve processione che si svolge attorno alla vetusta chiesetta e provare la mia stessa emozione di 44 anni fa.

Paolo Demuru