domenica 3 luglio 2016

I graniti di Balascia



Balascia, granito tafonato presso Lu Monti di la Greddhula


Le manifestazioni granitiche che emergono a Balascia e, specificatamente,  in quest’area non sono da meno di quelle che sfidano i nostri sensi in qualunque altra parte del mondo, dove compaiono pareti appartenenti al loro originale corrugamento.

Sono di epoca erciniana e perciò vanterebbero un’età che si aggira sui 250 milioni di anni, come le stesse della vicina Corsica  occidentale. 

Forse l’età e le vicende orogenetiche hanno influito tanto nelle loro forme ardite e suggestive. Esse ci raccontano di un passato alquanto lungo prima della comparsa dell’uomo che, pur con ingegno, difficilmente riesce ad immaginare, malgrado affermi che rappresentano un po’ l’origine del pavimento che calpestiamo. Le forme che ammiriamo oggi sono sommi testimoni di tutta la storia umana ed oltre; modellati dal tempo e dalle intemperie del caldo e del gelo ci appaiono all’improvviso nelle figure più sorprendenti. 

Ci mostrano la loro veneranda età nei tafoni, nelle filature provocate dai fulmini, nel crollo che ne è frutto e artefice del loro lento ma inesorabile disfacimento. 

Ci appaiono come esseri in perenne agonia coperti di muschi o edera selvatica e colmi di memoria, dove le orme del passato si sono indelebilmente impresse per giungere fino a noi. 

Il vento impetuoso tra i suoi picchi piange le tragedie dei viventi come ne canta e ne esalta le sue virtù quando, lasciato ogni impeto, ripiega in geniale e amorevole  brezza. 


I nostri antenati li hanno sempre osservati con rispetto ponendoli come riferimento nello svolgere quotidiano: crocevia di sentieri, confini di proprietà,  toponimi, punti d’osservazione (spiriatogghj), orologi dell’alba e del tramonto, di mesi e stagioni. Vi si sono riparati dal sole, dai venti e dalle grandinate improvvise per millenni uomini ed armenti. 

Presso le loro basi vi crescono lecci millenari perché ne attingono l’acqua dalle loro riserve povere ma perenni. 

Sulle loro cime vi nidificato uccelli di grosso calibro (aquile, grifoni), vi sono saliti banditi per scrutare l’orizzonte, vi sono salite capre per godere la brezza nelle ore più calde o per fuggire, spesso inutilmente, l’impeto distruttore del fuoco, quando l’uomo non ha trovato altro sistema per sfogare invidia, odio o rancore.



Paolo Demuru

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